Vi sono viaggi avventurosi alla scoperta di nuovi mondi, viaggi rilassanti che si trasformano in vacanze sotto l’ombrellone, ci sono poi city break e settimane rubate in cui il primo volo disponibile è quello migliore per fuggire in una realtà diversa. Non saprei dire quel viaggio in Montenegro cosa fosse, non so nemmeno perché ci andai, ma ora so perché ci vorrei tornare. Un tour on the road mi conduce a Cetinje, che è probabilmente il luogo più strano del Montenegro: incrocio tra atmosfera balcanica e realtà montanara fuori stagione, una sola via principale pedonale (senza però neppure un negozio) e qualche edificio storico un tempo sede di ambasciate. Ebbene sì, questa cittadina da 16 mila abitanti era la capitale di uno stato. Clima uggioso, un “grigio milanese” e un’umidità penetrante, insomma la condizione perfetta per chiedere consiglio su dove mangiare e immergersi in quella che è una delle attività più straordinarie che un viaggio offre: scoprire nuovi piatti, cibi che raccontano la loro terra di provenienza e le persone che la abitano. La scelta non è ampia e quasi obbligatoriamente si finisce al Kole, ristorante via di mezzo tra un bar sport italiano e un kitsch night club russo: legno alle pareti, televisione accesa, camerieri che mangiano tra una comanda e l’altra, sedie rivestite (alcune in velluto), specchi: proprio quello che cercavo! Menù senza fine, come in ogni ristorante montenegrino con liste interminabili di insalate freschissime che fanno da contraltare ad un imprecisato numero di piatti no-vegan. In Montenegro con la carne non si scherza: grigliata, impanata, arrotolata, di agnello, manzo, maiale, filetti, salsicce, spiedini, servita sempre su vassoi immensi in grandissime porzioni. È d’obbligo lanciarsi sulla specialità della casa: il Njeguški razanj. Ok, non si presenta benissimo forse, ma questa via di mezzo tra arrosto cotto allo spiedo e involtino ripieno è una sublime sintesi di questa terra. Si parte dal formaggio locale: grattugiato, quasi stile Grana sui maccheroni, ad arricchire l’esterno, mentre cremoso e fuso all’interno degli involtini, dove fa perfetta coppia con il Njeguški pršut, ovvero uno straordinario prosciutto prodotto nell’omonimo villaggio a 20 km da Cetinje, simile al nostro crudo ma in versione affumicata. Insomma uno di quei prodotti locali che quando scopri sei fiero di te stesso e te lo spendi tra i primi argomenti quando qualcuno, una volta tornato, ti chiede com'è andato il viaggio. Porzione enorme e meno male, perché questi involtini/salsicciotti arrosto sono squisiti. Consistenze differenti e diversi sapori ricchi, buonissimi, certamente esaltati dalla cottura su una speciale piastra in lava vulcanica, di cui il cameriere sembra andare molto fiero. Anche l’eccezionale contorno di patate dell’orto fritte passa in secondo piano. Un piatto, insomma, che vale il viaggio a Cetinje, che, anzi, vale il ritorno in Montenegro.
E pensare che questa cittadina è famosa per aver dato i natali alla principessa Elena. Chi è? Beh, la moglie di Re Vittorio Emanuele III, ovvero la bisnonna del mitico Emanuele Filiberto… sì, quello che con Pupo a Sanremo cantava “Italia amore mio”.
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DavideArchitetto per caso, viaggiatore per scelta. Fotografo a tempo perso e buona forchetta a tempo pieno Archives
July 2018
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