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La moschea del mare

5/5/2018

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Sì, bellissima Marrakech. Il perdersi nel souk; contrattare l’acquisto di oggetti stupendi (di cui però una volta tornato a casa non saprai cosa fartene); gli incantatori di serpenti e le tatuartici di henné di piazza Jemaa el Fna; la stupenda delicatezza dei giardini Majorelle, dove sentirsi un po’ Yves Saint Laurent, che gli acquistò dopo essersene innamorato follemente.
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Ma per questa volta dimentichiamoci dei pranzi sulle terrazze della piazza più celebre del Marocco, delle passeggiate lungo le mura che cingono il nucleo cittadino più antico e dei bambini che si offrono di fare da guida tra le vie del mercato. Dimentichiamoci Marrakech, affascinante e bellissima, per scoprire un Marocco, conosciuto sì, ma un po’ meno battuto dai flussi di turisti europei.

Celebre più per aver dato il titolo ad uno dei film cult della storia del cinema (qui ambientato anche se girato completamente negli States), più che per le sue attrazioni, Casablanca non è solamente una pellicola tanto vecchia quanto memorabile, ma anche un’interessante meta per chiunque voglia scoprire un volto diverso del Marocco.
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Questa città almeno una giornata se la merita, se non altro per poter cenare al Port de Peche, ristorante sul porto dove europei qui per affari e marocchini benestanti si incontrano davanti ad enormi piatti di pesce pescato al largo di quella che non è solamente la più grande città del Marocco, ma una delle maggiori aree metropolitane d’Africa.
Fritture di ogni tipo ed il piatto con pesce e gamberi gratinati con besciamella sono i pezzi forti di questo ristorante, che non sarà economicissimo quanto gli altri, non sarà il più tipico del Marocco, ma è di certo il perfetto connubio tra sapori europei, tradizioni locali e un pesce freschissimo. Tajine, pastilla e cous cous sono un must marocchino, ma possono attendere per una sera: dopo una giornata trascorsa sferzati dalla brezza marina ed avvolti dal profumo dell’oceano, la voglia di cenare con del pescato del giorno è troppo forte.
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Il gratin è buonissimo. Sa di mare ed è decisamente gustoso. Ma pare quasi strano ritrovarsi seduti a quella che sembra essere una trattoria di mare mezza trasandata ma con camerieri in livrea e ricchi marocchini che fanno portare ostriche e scampi ai loro ospiti occidentali.
D'altronde questa è una città particolare un po’ in generale: Casablanca è ovviamente caotica ed è una perfetta commistione di traffico, memorie coloniali, spinta verso la modernità e una popolazione estremamente variegata.
Ad ogni incrocio emarginati, homeless, ambulanti improvvisati e mutilati prendono d’assalto ammiraglie tedesche nere con vetri scuri dietro cui si celano i nuovi ricchi di questo paese.
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L’ormai ultimata stazione per i treni d’alta velocità fa da contraltare agli edifici senza intonaco che rimandano a suggestive ambientazioni di guerre mediorientali.
I giovani vestiti alla moda popolano la passeggiata lungomare sferzata dalle onde dell’Atlantico, ascoltando musica rap francese da casse bluetooth connesse agli smartphone. I più anziani, nelle loro lunghe tuniche tradizionali, gesticolano animatamente seduti tra le vie della vecchia medina, ovviamente davanti ad un tè alla menta. Mentre un sole deciso, forte, africano, si fa spazio tra le bassi nubi che sanno di oceano.
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Al di là di ovvietà e banalità non si può non riconoscere come questa città sia un vero connubio tra il volto più tradizionale, arabo ed antico del Magreb ed una spinta verso il nuovo, le influenze occidentali che fanno ormai i giovani di mezzo mondo un po’ tutti simili tra loro, nelle idee, nell’aspetto e negli interessi. È la globalizzazione baby!
Non è un caso che qua si trovi il centro commerciale più grande d’Africa, così come non è un caso ritrovarsi in locali trendy che annullano le distanze tra questo continente e la Londra di Soho.
I viali dal respiro parigino si alternano a vicoli in cui il richiamo alla preghiera dei muezzin sembra essere ancor più forte e permeante.
I minareti svettano numerosi, come in ogni città musulmana, ma è quello della moschea Hassan II che si eleva più di tutti. Per l’esattezza si tratta del minareto più alto del mondo, sulla cui cima posta a 210 metri di altezza un raggio laser punta verso La Mecca. Ancora una volta tradizione e novità che si incontrano.
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La moschea è bellissima, completata nel 1993 e terza nel mondo per dimensioni, è riccamente decorata e possiede portali di altezze esagerate. Sembra un’opera fuori scala, grandissima tanto da essere in grado di confrontarsi con la forza e la vastità dell’oceano su cui si affaccia e da cui un flusso continuo di vapori si innalza andandola ad avvolgere.
Una piazza altrettanto sconfinata la cinge sul lato opposto a quello del mare. Qui all’ora del tramonto folle di ragazzi e famiglie si ritrovano avvolti da un’atmosfera frizzante ed allegra: è questo il momento migliore per ammirarne la bellezza. Infatti, quando il sole basso la illumina intensamente e le nubi del mare la sferzano, il tempo vola mentre se ne osservano i dettagli o mentre si accennano conversazioni con i locali. È proprio questo il luogo ed il modo migliore per trascorrere il tempo prima di raggiungere il porto per dedicarsi al pesce gratin che attende per la cena. Anche se non sarà semplice allontanarsi da questa immensa moschea del mare, la cui forza visiva ed attrattiva è davvero notevole e la rendono la protagonista assoluta della città.
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Parte del fascino è certamente dovuto alla sua collocazione fronte oceano, dalla cui nebbia emerge maestosa, come se fosse stata trasportata dall’Atlantico in dono a questa città, cuore caotico e pulsante più che mai di un Marocco che affascina ogni viaggiatore.
E vale davvero la pena farsi affascinare anche da Casablanca, dopo magari essersi fatti incantare da Humphrey Bogart che saluta per sempre la sua Ingrid Bergman.
“Buona fortuna bambina”, buona fortuna Casablanca!
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    Davide

    Architetto per caso, viaggiatore per scelta. Fotografo a tempo perso e buona forchetta a tempo pieno

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