Anche se preferiremmo non parlarne, siamo nel bel mezzo dello svolgimento dei Mondiali di calcio e non potendo tifare gli Azzurri intenti ad abbronzarsi a Formentera, è necessario trovare una squadra da sostenere o quantomeno per cui simpatizzare. Escluse le storiche rivali e le squadre simpatiche a chiunque, tra quelle rimaste la scelta è facile: il Messico! E perché non gustarsi il Messico in Messico? Se sei a San Diego, hai a pochi minuti di auto il confine più trafficato del mondo, ovvero quello che divide l’ultima città californiana con il primo avamposto messicano al di là del “muro”, non che la quarta città più pericolosa del mondo: Tijuana. Messico - Germania è la prima partita del girone e quindi con due tedeschi al seguito si parte per un breve lunghissimo weekend messicano di calcio e cibo. Durante un viaggio, attraversare via terra una frontiera è un’esperienza di per sé significativa, figurati se si tratta di quella più trafficata al mondo con quasi 100 mila tra pedoni e auto che superano il confine ogni giorno. Le alte barriere non saranno ancora il muro di cemento promesso da Trump, ma di certo segnano con forza il passaggio tra questi due paesi e dopo aver compiuto pochi metri ci si ritrova in un mondo totalmente a parte. Siamo abituati a compiere lunghi viaggi in aereo per trovare condizioni tanto diverse dalle nostre, qua bastano poche centinaia di metri per ritrovarsi in quelle atmosfere dal sapore rilassato, pericoloso, trasandato, di libertà, che tanto piacciono ai viaggiatori amanti dell’esotico. Anche se sui taxi si sale in sette e in pochi rispettano i semafori, anche qua esiste Uber e con una corsa dal prezzo irrisorio si raggiunge in mezzora d’auto Rosarito, località marittima tanto amata dai messicani di Tijuana quanto dagli statunitensi al di là del confine. Non siamo di certo nel vero Messico, di cui questa cittadina è più una copia sbiadita formato turista, ma comunque anche a Rosarito si riesce a gustare un ottimo pranzo a base di zuppa di fagioli e squisita carne alla griglia accompagnata da patata al cartoccio e salsa guacamole, quella vera. Nonostante la giornata uggiosa, la visita alla spiaggia è d’obbligo, ma non aspettatevi paradisiache calette con acqua cristallina, piuttosto una lunga striscia di sabbia su cui si susseguono bar che promettono sbronze facili ai giovani americani, capanni noleggiabili per organizzare picnic tra amici e decine di cavalli e pony da poter cavalcare sull’arenile. La musica è fortissima, ogni locale cerca di sovrastare il vicino, i venditori sono centinaia e i “butta-dentro” agguerriti più che mai. Non è il paradiso che ci si aspettava, meglio allora far ritorno a Tijuana per dedicarsi alla cena. Dopo il solito assaggio di chips di tortillas con salse dal molto piccante al piccantissimo, la protagonista della serata si chiama Cochinita pibil taquitos, ovvero un piatto tradizionale proveniente dallo Yucatan a base di maiale arrostito lentamente, dopo essere stato marinato. Piccole tortillas in cui racchiudere la carne e una purea di fagioli accompagnano il piatto. Il maiale a straccetti è ricco di aromi: si sentono gli agrumi in cui è stato fatto marinare e le spezie che lo arricchiscono. A pochi metri dal nostro tavolo la griglia dà bella mostra di sé ed accanto una signora prepara tortillas e quesadillas. Che bello il Messico! L’indomani è finalmente il giorno della partita. I pareri dei messicani sono discordi: c’è chi pronostica vittorie memorabili con larghi divari e chi disfatte epiche. “Il nostro allenatore è imbarazzante e loro sono i campioni del mondo, quindi…” oppure “Tre gol della Seleccion!”. Ben presto si capisce come pare quasi di essere in Sud-America. Qui infatti il calcio è un’ossessione, una religione, come potrebbe accadere in Argentina o Brasile. Sono le 7.30 di domenica mattina. Strade deserte e bar strapieni. Ogni messicano sembra essere davanti al televisore ed i più indossano la memorabile maglietta verde. Individuato il locale in cui vedere la partita, entriamo ed i due tedeschi sono accolti nel ristorante da risatine e qualche commento una volta resa nota la loro provenienza. Il clima è di quelli giusti insomma. La partita inizia, e poco dopo, portata da un cameriere con la divisa della nazionale e ridacchiante, arriva al tavolo la colazione: Huevos rancheros con patate al forno, fagioli e salsa a base di pomodoro, il tutto sopra ad una tortilla. Le fried eggs americane col bacon sono nulla in confronto a questa delizia, non a caso si tratta di uno dei più classici e tipici piatti della colazione messicana. È talmente gustoso che la partita passa in secondo piano, se non che al 35’ un boato interrompe il riempimento con fagioli e uova di una tortilla: il Messico ha segnato! I tedeschi (sicuri della vittoria) sono increduli ma chiaramente ricordano come manchi ancora quasi un’ora di gioco alla fine. Gli animi sono comunque caldi, l’entusiasmo totale e l’atmosfera si fa molto interessante.
Il secondo tempo passa liscio per i nostri amici messicani, che a fine partita si liberano in un grido di gioia probabilmente inaspettato. Poco dopo si iniziano a sentire i clacson delle auto. Le strade si popolano di bandiere e la festa ha inizio. Di certo questa colazione rimarrà impressa a lungo nei ricordi dei messicani ma anche di noi che abbiamo scoperto dell’esistenza dell’huevos rancheros gustato nell’atmosfera magica del tifo messicano. Ma forse per i tedeschi le uova saranno l’unico ricordo bello di questo weekend…ops, di questo Mondiale.
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DavideArchitetto per caso, viaggiatore per scelta. Fotografo a tempo perso e buona forchetta a tempo pieno Archives
July 2018
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