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Frankie Cooks, l'altra faccia della medaglia

3/18/2019

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Cos’è autentico?
Ragazzi, ultimamente mi sono ritrovato a riflettere su questo concetto, sia per motivi legati alla mia nuova esperienza universitaria (“A 28 anni a fà l’università stai? Cit. del barbiere di Bra) sia per ricerca di una crescita personale #Sodeep

Cioè se ci pensate, quanto è strano per un italiano cucinare ricette tipiche Americane? Vi ricordate quando i tedeschi hanno provato a fare la pasta direttamente in padella e il popolo Italiano si è ribellato ai poteri forti ed è stato compatto come non si vedeva dai tempi della testata di Zinedine Zidane?

via GIPHY

Me la ricordavo diversa...

Ecco.
Secondo me gli americani pensano la stessa cosa delle mie ricette, anche se io non mi sento in colpa… anzi, difendo le mie scelte e non rinnego le mie decisioni.
Per questo volevo capire come ci si sente dall’altra parte, cosa si percepisce nel diffondere la cultura italiana negli Stati Uniti, tra generazioni di migranti e cooking shows.

Oggi voglio parlarvi di Frankie Celenza.
Con i suoi shows come Frankie Cooks, ha fatto appassionare migliaia di Americani alla cucina italiana, con uno stile ironico e con un tot di saggezza su ogni piatto che proponeva.
Ho conosciuto Frankie tramite mia sorella, che mi ha mostrato un suo video su Youtube. Da un primo momento in cui mi sono detto: “Ma chi è sto tipo?” sono passato a seguirlo costantemente, soprattutto per la sua nuova serie “Struggle Meals”, dove con meno di 2$ crea piatti buoni, salutari e gustosi. (Perfetti per chi, come il sottoscritto, deve fare i conti con la mancanza di cash #StruggleMeals)

La mia puntata preferita so far

Ci sentiamo su Skype.
Frankie è genuino come la torta della nonna: quella che vedete su youtube è davvero la sua persona, super preso bene ed una passione per il cibo che trasuda da ogni suo movimento.
Passato il momento da fanboy, cerco di mantenere un comportamento dignitoso ed iniziamo a parlare di cibo.

Mi parla di come “il gusto italiano” sia un costrutto, mi racconta della migrazione in senso opposto al classico italiano con la valigia di cartone, di prodotti che dall’America  sono arrivati in Europa ben prima delle persone...pensateci: il pomodoro, simbolo della cucina italiana è nato negli stati uniti! La pasta al pomodoro, stendardo di nostalgia per i tanti immigrati nelle americhe, non è altro che un ritorno alle origini.
“Quindi cosa c’è di male nello sperimentare?”
La mia mente esplode. Quando pensiamo alla cucina (soprattutto quella italiana) siamo sempre legati ad una tradizione inamovibile, che in molti casi ci frena e non ci permette di andare avanti e buttarci in quel inesplorato che vorremmo raggiungere ma non riusciamo a toccare, schiavi della nostra comfort zone.
Parliamo di come gli Immigrati in Argentina abbiano istituito lo “gnocchi day”, dei vari piatti italiani che sono diventati importanti per intere comunità in giro per il mondo.
Frankie sta scrivendo un libro su tutto questo e sulla cucina Italiana… c’è poco da dire ma sarà un #instantbuy per me.​

Frankie ha iniziato la sua carriera al liceo, dove organizzava cene per i suoi compagni, cucinando piatti della tradizione italiana. Da li decide di iniziare la sua carriera da youtuber, che lo porterà a vincere diversi Emmy Awards e diventare uno dei volti principali di Tastemade.

Poi ragazzi, suo nonno è di Vasto, quindi non posso che volergli bene a prescindere.
Un personaggio speciale sotto ogni punto di vista!

Mi sono dilungato decisamente troppo, quindi vi lascio con 5 domande per conoscere Frankie, colui che ama il cibo Italiano più di tanti abitanti dello stivale.

5 domande per conoscere Frankie

Picture
Chi è Frankie?
Sono un italoamericano di terza generazione. Un ragazzo che guida una Vespa 150 per le strade di New York, che ama la musica Blues e gustare tutte le grandi cucine del mondo con gli amici. Amo il tennis, amo la neve, amo la birra e il vino. Amo la cultura italiana e il ritmo degli Stati Uniti.

Frankie’s World, Frankie cooks e Struggle meals: programmi diversi, lo stesso Frankie. Cosa ti spinge a muoverti tra nuovi ed eccitanti progetti?
Sarò sempre me stesso, sia o non sia un bene. Lo show cambia in continuazione perché sto cercando di trovare il giusto format che sia in sintonia con la mia generazione. Penso che Struggle Meals possa essere quel tipo di show, o quantomeno la cosa che più gli si avvicina. All’inizio pensavamo che sarebbe stata una risorsa solo per gli studenti universitari, invece pare che camionisti, genitori single e molti americani la considerino una risorsa incredibilmente utile. In parte la ragione di ciò è che, diversamente dagli Italiani, dagli Europei e dagli Asiatici, gli Americani  hanno davvero cercato di creare la loro cultura del cibo basandola sul principio di praticità. I fast food negli anni ‘60 e i pasti congelati negli anni ’70 sono un esempio di ciò, e il risultato è stato che abbiamo perduto la tradizione che le nostre famiglie hanno portato con loro negli USA. Struggle Meals offre l’opportunità di fare un viaggio nel mondo attraverso dei piatti senza spendere troppo e senza la natura pretenziosa che hanno gli show di viaggio/cucina di presunto alto livello. Menzioni su come sarebbe un piatto se fosse fatto in un certo luogo sono comuni nello show, ma a causa delle persone a cui ci rivolgiamo, devo fare cambiamenti nelle ricette. Questo infastidisce molti puristi che, secondo me, non capiscono qual è lo scopo. Ciò che mi spinge a continuare è la motivazione derivante dal fatto che riesco a dare informazioni e motivazioni che rendono orgogliose persone che non conosco. Vorrei fare questo per quante più persone possibili e questa è la ragione per cui lo show cambia in continuazione. Mentre le persone cercano ricette su internet, io cerco contemporaneamente i giusti spettatori.


Ci puoi parlare delle tue origini italiane? In Italia l’”autenticità” nel cibo e nella cucina è estremamente importante….anche se nessuno sa realmente spiegare di cosa si tratta. Qual è la tua definizione di “autenticità”?
Nel 1914 la mia famiglia paterna è arrivata da Vasto, una piccola città in Abruzzo mentre quella materna da qualche parte della Campania, più o meno nello stesso periodo. Per tutta la vita sono cresciuto a cibi fatti in casa, contrariamente ai miei amici. Da bambino la parmigiana di melanzane era uno dei miei piatti preferiti; i miei amici conoscevano solo la parmigiana di pollo che è un autentico piatto della New York italoamericana, ma che non esiste in Italia. Sono tornato al punto di partenza rispetto alla parola “autentico”. Ero uno strenuo difensore del modo “giusto” di fare le cose. Ma, ironicamente, molto spesso, il modo giusto usa una ideologia come il “quanto basta” e mentre vivevo a Firenze, si aggiungevano sempre i dadi al sugo. Non penso che ci sia solo un modo, penso che ci siano molti modi e la soluzione, ho scoperto, è di conoscere il più possibile. Userò l’Amatriciana come esempio. La vera ricetta richiede del guanciale cotto in una padella di ferro con del peperoncino senza cipolla o aglio. Si usa del vino bianco per sfumare e poi si aggiungono 6-7 pomodori San Marzano. Il formaggio deve essere un Pecorino di Amatrice e bisogna usare solo spaghetti o rigatoni.
Ora sono certo che qualcuno  ha letto e ha già deciso che sto sbagliando. Quindi si dubita di già
dell’autenticità, anche se il sito web del comune di Amatrice afferma che questo è il “modo autentico”. Ora sono a New York, non posso procurarmi del pecorino di Amatrice, posso solo trovare del pecorino romano, questa può essere considerata una sostituzione accettabile? Gli abitanti di Amatrice direbbero “assolutamente no”, i Romani non avrebbero problemi a fare lo scambio. E se non riuscissi a trovare dei pomodori San Marzano DOP? Posso ancora fare il piatto? Molti direbbero “assolutamente no” (specialmente quelli che hanno accesso ai pomodori SM DOP), ma chiunque viva in zone dove non vengono spediti pomodoro DOP direbbe “si puoi fare ancora il piatto”. Quindi è tutto relativo a dove si vive e talvolta sembra come essere tra scolari che litigano su chi deve essere il capitano della squadra di dodgeball. Alla fine del giorno, voglio rispettare l’origine dei piatti, cercare di apprendere tutto ciò che posso e poi fare le varianti basate su dove vivo e sugli ingredienti che ho a disposizione. Questo dà fastidio a molti – ma se si torna indietro nel tempo l’Amatriciana era solo la Gricia (prima che il pomodoro arrivasse dal Peru) e se si va ancora più indietro non c’è pasta, si ha solo il guanciale. Così lo spaghetto cinese è diventato Italiano grazie agli Italiani che hanno usato un frutto americano come ingrediente fondamentale. Un grande piatto, uno dei miei preferiti di tutti i tempi, eppure inventato con idee e ingredienti di terre lontane.
E’ diverso il fatto che gli Americani prendono i Weiner Schnitzel e li usino per fare la parmigiana? Tra 200 anni sono certo che la parmigiana di vitello sarà “autentica” per alcuni.
E’ una domanda difficile, e questa è la ragione per cui faccio più domande che non dare risposte. Ecco cosa ho cercato di fare: Imparare il più possibile e avere una discussione educata con quelli che ti diranno che ne sanno di più di te e che hai torto.
E questa è la ragione per cui la parola “autentico” è allo stesso tempo meravigliosa e seccante.


Hai avuto l’opportunità di cucinare per Michelle Obama, raccogliendo le verdure direttamente dall’orto della Casa Bianca. Che ne pensi dell’importanza di avere un orto a casa?
Penso che gli orti a casa, grandi o piccoli che siano, sono fantastici. Le melanzane che  ho coltivato negli ultimi 5 anni sono davvero fantastiche nel periodo di Agosto. Sono buone perché sono locali e vengono raccolte lo stesso giorno in cui le cucino. Ne vale assolutamente la pena. L’orto della signora Obama era davvero incredibile, ha anche alcune  varietà di lattuga che la NASA ha testato sulla stazione spaziale. Le ho provate, avevano un sapore “dell’altro mondo”.

Come sarà il futuro per Frankie Cooks? Hai degli spoiler per noi?
Il futuro sarà lungo. Sono impegnato da dieci anni in questo genere di cose e ho capito che sarà il lavoro di una vita, dovrà esserlo se voglio lasciare un segno. La concorrenza qui a New York è così grande che se non si dà il 100% le cose si affievoliscono velocemente. Sto cercando di riscrivere il libro sul cibo italo americano, in parte per definirla come una cucina a sé stante, ma anche per insegnare alla mia generazione come realizzare questi grandi derivati della vostra cucina, e nel farlo parlare delle origini del piatto. Mi piacerebbe aprire un piccolo ristorante a Brooklyn e ho il prototipo di un prodotto che penso possa diventare una linea di pezzi utili per la cucina. Se gli ultimi dieci anni sono una indicazione su come andranno questi obiettivi, allora so che la strada sarà ripida e con molti buchi, ma continuerò a pedalare.

Trovate Frankie su Facebook, Instagram e Youtube

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    Gastronome con la passione per il BBQ, gli Anni 90 e il Whisky che si produce nelle verdi terre Scozzesi

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